Placido Procesi

1935: Placido Procesi all’età di sette anni (per gentile concessione della Famiglia Procesi).

Il Dottor Placido Procesi nasce a Zagarolo nel mese di marzo del 1928. Nasce dunque in una zona del Lazio che conserva memorie arcaiche di profonda spiritualità e di purezza primordiale e da una famiglia, i Procesi, che fanno risalire la loro discendenza al re Proca di Albalonga, e hanno avuto tra i loro antenati anche un Buccio Procesi, nel XIV secolo Senatore unico di Roma, di parte ghibellina.

Dotato, fin da piccolo, di una vivissima intelligenza, all’età di 14 anni studia il cinese con i massimi insegnanti dell’epoca; avviene così il suo primo contatto con la filosofia orientale che segnerà in maniera indelebile il corso di tutta la sua vita.

Nello straordinario clima culturale dell’epoca diviene uno dei primi iscritti all’Ismeo, l’Istituto italiano per il medio ed estremo oriente, frequenta la “Società Amici del Giappone” che aveva sede a Palazzo Orsini e pubblicava la rivista “Yamato”; segue le lezioni del “Centro di sintesi scientifica” al chiostro dei Genovesi tenute da personaggi quali Severi, Fantappié, Pannaria, Tucci, Blanc…

Nel 1946 Placido Procesi frequenta la “Scuola del benessere integrale” di Toddi. Qui è ritratto in meditazione; sullo sfondo un mandala del Buddhismo Shingon.

Conoscerà quindi il conte Pietro Silvio Rivetta, più noto con lo pseudonimo di “Toddi”, uomo di intelligenza eccezionale, dalla cultura sterminata e particolarmente versato nelle lingue. Toddi, che conosceva benissimo la lingua giapponese, ebbe incarichi da parte del governo nell’ambito dei Rapporti con il Giappone, e scrisse molti libri tra i quali Il Paese dell’eroica felicità. Nell’immediato dopoguerra organizzò una “Scuola del benessere integrale” alla quale Procesi prese parte attivamente. Fu proprio lì che Procesi incontrò Salvatore Mergé che aveva studiato giapponese con Toddi.

Mergé negli anni ’30 curava il giornale radio in giapponese trasmesso ogni giovedì dall’E.I.A.R., e compilava la rassegna della stampa giapponese per l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente. Dal 1938 lavora all’ambasciata italiana a Tokyo. Entra in contatto con lignaggi spirituali della tradizione Nipponica e viene introdotto, primo allievo non giapponese, alla pratica dell’Aikido dal suo fondatore, Ueshiba sensei, che ne intuisce le alte doti spirituali.

Placido Procesi a diciotto anni (per gentile concessione della Famiglia Procesi).

Rientrato in Italia nel 1946, Mergè a Roma insegna all’Ismeo e nella sua abitazione nel quartiere Nomentano dà lezioni di Aikido e spada giapponese. Accoglie come allievo Placido Procesi, che muoverà così i suoi primi passi nella pratica delle discipline spirituali nipponiche.

Da questi viene indirizzato allo studio della medicina che, laureatosi, diverrà la sua professione, sapientemente illuminata e arricchita dalla sua conoscenza dell’omeopatia nonché dell’agopuntura cinese. Procesi rimarrà sempre a stretto contatto con il Mergè, seguendolo anche come medico curante e assistendolo fino alla sua morte, avvenuta nel 1965.

In quegli anni, il Dottor Procesi approfondirà lo studio della Tradizione in ogni suo aspetto ortodosso. Studierà il tibetano. Prima con il professor Petech dell’Università “La Sapienza” di Roma e in seguito con Jampel Senghe Geshe, fondatore dell’Istituto di Studi Tibetani “Samantabhadra”.

Placido Procesi in Kai, durante una lezione di Kyudo.

È con questo tipo di preparazione che Procesi conosce e diviene medico curante del Barone Julius Evola con il quale stabilisce anche un saldo rapporto di stima ed amicizia riconosciutogli dall’Evola stesso, che lo nominerà anche suo esecutore testamentario.

Procesi conosce così tutto quel mondo del tradizionalismo italiano che gravita intorno ad Evola e con lui lavora per cercare di rettificarne le deviazioni e indirizzare i migliori sulla via della Tradizione autentica.

Placido Procesi pratica il mokuso.

Risale a quell’epoca l’unico articolo scritto da Procesi intitolato Missione ed avventure, pubblicato in 2 puntate sui numeri 8 e 9 della rivista “Vie della tradizione”, ma il suo influsso culturale e spirituale in realtà si svolse nei più svariati campi d’azione, giovandosi anche dell’amicizia e della collaborazione dei massimi personaggi del mondo tradizionale, quali per esempio Boris de Rachewiltz e Pio Filippani Ronconi. Lungo tutto l’arco della sua vita testimonierà la santità della Tradizione che definiva come “La trasmissione dell’Idea della Perfezione e i mezzi per realizzarla”.

Dalla sua testimonianza, compiuta e vissuta sempre attenendosi alla virtù dell’impersonalità che considerava il carattere distintivo ed imprescindibile di ogni retta azione Tradizionale, trarranno ispirazione molti nomi noti del tradizionalismo e molti sono anche gli ambienti che si gioveranno della sua opera di rettificazione e risanamento.

E fu proprio per fare in modo che queste Virtù, né d’Oriente né d’Occidente ma eternamente attuali, non fossero ridotte a forme di snobismo intellettuale o a ciarliero argomento da salotto culturale, che il Dottor Procesi dirige i giovani che a lui si rivolgono all’ascesi delle discipline del Kyudo e dello Iaido, le vie dell’Arco e della Spada giapponesi.

Placido Procesi a Ise, nel Tempio della Dea del Sole Amaterasu.

Procesi offre così a questi giovani la possibilità di sperimentare tali Virtù in maniera vivente e l’occasione di aderire attivamente alla Tradizione insegnando loro, inoltre, che queste Vie devono essere studiate non tanto come arti marziali ma piuttosto come arti… minervali, essendo Minerva l’antica Dea della Sapienza, nata dal cerebro di Giove. Indicava così che il Kyudo e lo Iaido sono arti idonee a consentire l’atto della conoscenza, in particolare della preziosa Conoscenza di se stessi. Proclamava inoltre la possibilità propria a queste vie di essere supporto per la trasmissione di un’influenza spirituale, se praticate integralmente, impersonalmente e sinceramente, valendosi dei loro ininterrotti lignaggi d’insegnamento che in Giappone si sono mantenuti incorrotti anche se sempre più difficilmente accessibili.

Il Dottor Procesi dedicherà gli ultimi 25 anni della sua vita terrena alla pratica costante del Kyudo e dello Iaido (scoccherà le sue ultime frecce il giorno prima della sua dipartita avvenuta l’11 ottobre del 2005) e alla sua scuola dirigendola come Centro Formativo Tradizionale, così come scriveva nel suo articolo Missione ed avventure: con lo scopo di attuare la Missione della Tradizione, egli operò affinché i suoi allievi ad essa attivamente aderissero, sbarazzandosi delle scorie e delle infezioni del mondo moderno e permeandosi sempre più profondamente e con maggiore consapevolezza delle Verità di sempre, nel tentativo di “apprestare […] la barca solare sulla quale attraversare indenni le tumultuose rapide dell’Età oscura”.